Seminario: "Leggere il passato"



18 ottobre 2017, Aula Magna I.I.S. Volta - Pavia

“Conoscere e proteggere il passato per progettare il futuro, consapevolmente” – primo incontro

Nell’ambito del progetto CPPC, al termine della prima annualità, i proff. Stefano Maggi (archeologo classico) e Cesare Zizza (storia greca) dell’Università di Pavia – e responsabili rispettivamente del CRIDACT (Centro di Ricerca Interdipartimentale per la Didattica dell'Archeologia Classica e delle Tecnologie Antiche) e dell’OPAP (Osservatorio Permanente sull’antico di Pavia) – hanno tenuto una lezione congiunta sulla città e sul concetto di cittadinanza nel mondo antico a circa un centinaio di studenti dell’Istituto Volta.

La riflessione proposta dai docenti si è mossa attraverso i seguenti snodi argomentativi:
una forma di protezione di un ‘oggetto’ è la sua conservazione; per conservare - e proteggere - un ‘oggetto’ in maniera efficace occorre che si abbia una conoscenza approfondita dell’oggetto stesso (l’attenzione e la cura necessarie sono in genere indirizzate verso ciò che si conosce e che si apprezza); per conoscere un ‘oggetto’– e, quindi, per apprezzarlo e per proteggerlo – bisogna prima di tutto ‘trovarlo’ e saper guardarlo: è, dunque, necessario conoscere le sue fattezze (si deve essere in grado di riconoscerlo tra mille altri simili) e la sua funzione (si deve scoprire perché esiste e quale è il suo significato, il suo ruolo); in altri termini, occorre ricostruirne la storia, per conoscere la sua età, la sua origine, il suo passato e, nello stesso tempo, il suo (ruolo nel) presente.

Si tratta di alcune tappe di un percorso ‘mentale’ (e comportamentale) che l’uomo applica quotidianamente alla realtà che lo circonda, anche (e soprattutto) quando in ballo ci sono i sentimenti e gli affetti: per amare qualcuno, occorre conoscerlo; e quando lo si avrà conosciuto a fondo lo si può riconoscere tra mille e più lo si conosce, più lo si ama e si è portati a proteggerlo. Di chi (o di ciò che) non si conosce, invece, abbiamo paura, diffidenza e si prova un senso di estraneità che può pericolosamente trasformarsi in un senso di superiorità: è stato così per i Greci nei confronti dei popoli e delle terre che non conoscevano; è stato così per Cristoforo Colombo nei confronti degli abitanti delle prime isole scoperte nel Mar dei Caraibi; e, purtroppo, è così anche per molti di noi rispetto a gruppi di migrati e migranti.

Il primo canale attraverso il quale conoscere qualcosa o qualcuno è la vista (lo diceva pure Dante: “Mostrasi sì piacente a chi la mira / che dà per li occhi una dolcezza al core / che ‘ntender no la può chi no la prova). Ma non basta guardare, occorre saper guardare e vedere. E in questo gli antichi Greci sono i nostri maestri: la storia (historie) per loro è prima di tutto una ricerca, un andare in giro per osservare e conoscere. La storia degli antichi – alle origini – non è una disciplina a cui noi siamo abituati a pensare, ma è un metodo, una indagine e, dunque, un saper guardare le cose e le persone, un saper capire le vicende, dopo averle attentamente conosciute.

Dall’oggetto – in generale – all’oggetto ‘particolare’: la città, intesa sia in senso materiale (le parti visibili), sia in senso ‘collettivo’ (l’insieme dei cittadini). Dalla città antica alla città attuale (Pavia), che reca tracce dell’antica città. E a questa ‘città’ – tra visibile e invisibile – è stato applicato il metodo ‘dantesco’ del Mostrasi sì piacente a chi la mira: saperla guardare per conoscerla, conservarla e proteggerla. Perché è a questi cittadini – quelli di oggi – eredi di un patrimonio del passato che bisogna pensare: sono loro che bisogna proteggere e, insieme a loro, bisogna conservare, conoscere e proteggere la storia che li rende tali, unici. Di qui, l’intervento di un archeologo e di uno storico. Di qui la riflessione sull’antico: leggere il passato, guardare il presente, sostenere e progettare il futuro; far apprezzare e conoscere il passato (storico e archeologico) per proteggerlo e per creare cittadini consapevoli del posto in cui vivono, che è una eredità di chi ci ha preceduto. E, dunque, di qui le riflessioni conclusive sul concetto di patrimonio, ri-letto sulla base di un antico proverbio di una tribù di nativi d’America: “Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, ma la prendiamo in prestito dai nostri figli”. (Cesare Zizza)

Letture consigliate, in vista dei prossimi incontri con il CRIDACT e l’OPAP:
-          La Città com’era, com’è e come la vorremmo, a cura di Enrico Corti, Edizioni All’Insegna del Giglio, Sesto Fiorentino, 2014
-          Corrado Del Bò, Etica del turismo. Responsabilità, sostenibilità, equità, Carocci Editore, Roma, 2017
-          Casteggio e l’antico. 25 anni di studi e ricerche archeologiche in Provincia di Pavia, a cura di Stefano Maggi e Maria Elena Gorrini, Edizioni    All’Insegna del Giglio, Sesto Fiorentino, 2014
-          Cvetan Todorov, La conquista dell'America. Il problema dell'«altro» (trad. it.), Einaudi, Torino, 1984.
-          Barbaro e/o straniero: una lettura psicosociodinamica delle comunità multietniche, a cura di Franco Di Maria,Gioacchino Lavanco,Cinzia Novara, FrancoAngeli Editore, Milano, 1999.